20.giugno.2010 - Nomisma Energia stima un aumento delle tariffe del metano del 3,3 % pari a 2,4 centesimi di euro al metro cubo.
Tale aumento è un valore medio, dato che il mercato consente ai distributori di adottare tariffe “liberalizzate” ovvero una parte del costo del gas è deciso dall’Autorità dell’Energia Elettrica e per il Gas (AEEG), mentre la Quota vendita è decisa dal distributore (entro range di valore fissati dall’AEEG). A questi si aggiungono imposte nazionali, regionali ed IVA.
I costi energetici li pagano tutti, ma l’incidenza di tali costi dipendono dal reddito delle famiglie.
In alcuni casi il costo-energia (120-180 €/mese) può incidere in maniera sensibile sul budget famigliare, ad esempio nel caso di soli redditi da pensione. Questo problema prende il nome di “Fuel Poverty”, povertà energetica.
La scelta di chi ha tale incidenza dei costi è, generalmente, una sola: tagliare l’utilizzo ed il periodo di del riscaldamento e così ridurre i costi delle bollette. Si sta al freddo, ma pazienza. Questa scelta può portare ad un aumento dell’incidenza dei malanni in soggetti che già per loro natura sono più deboli (anziani).
Cosa ha a che vedere questo aspetto con il blog di un software di calcolo?
Oltre a segnalare il problema, consente di porre alcune domande:
è più utile indirizzare i propri sforzi verso limiti più stringenti per i nuovi edificio (1%-2% dell’edificato), verso edifici a quasi nullo consumo energetico, oppure stimolare il mercato delle compravendite e degli affitti affinchè sia vantaggioso vendere o affittare edifici che costano energeticamente meno ?
è preferibile sforzarsi per ridurre del 80 % il fabbisogno del 2% degli edifici, oppure ridurre del 10% sull’80% del patrimonio edilizio?
La domanda si pone all’intero settore, e con maggiore forza all’edilizia pubblica.
“piuttosto che niente è meglio piuttosto”
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